Strage di Stato? Armi in cambio di rifiuti tossici, lo scoop che condannò Ilaria Alpi
 
CategoriesL'ultima puntata di ReportRai di ieri sera e' stata dedicata all'uranio impoverito e al duplice omicidio di Ilaria Alpi e il suo operatore, Miran Hrovatin, uccisi in Somalia mentre svolgevano il loro lavoro di reporter. Persone uccise perche' in cerca di verita' sul traffico di armi e di rifiuti tossici, torture e violenze sulle popolazione somala.
La storia della somalia dei finanziamenti galattici, dei depositi di scorie tossiche e di molte altre vicende inumane e' sconoscita ai piu', compreso l'On Storace, "vittima" recente di "un'imbeccata" del programma "Le iene" che lo riprendeva per aver elogiato "faccetta nera" come canzone libertaria. Faccetta nera e' una canzone nata dalle ceneri di quel periodo storico e della guerra in Eritrea e Somalia.
Il caso di Ilaria Alpi e' una chiaro esempio di come i servizi segreti e militari spalleggino certe attivita' e di come alle nostre istituzioni non interessi assolutamente niente dei diritti dei suoi cittadini, sopratutto quelli che cercano verita' e giustizia, che sono scomodi e che se ne fregano se vanno a toccare interessi economici e politici che ormai la massa mediocremente accontetata non nota piu' o, peggio ancora, facilmente dimentica!
Grazie Ilaria, un grazie alla sua famiglia e a tutti quelli che cercano di portare faticosamente e a proprie spese la verita' a galla. Di seguito un articolo pubblicato su La Repubblica (9/02) dal titolo Armi in cambio di rifiuti tossici, lo scoop che condannò Ilaria
Il sito di Ilaria Alpi
La puntata di Report (trascrizione parziale)http://www.di GIOVANNI MARIA BELLU La Repubblica 2 SETTEMBRE 2002
La verità è stata a portata di mano ma si è preferito ignorarla, voltarle le spalle. Così l’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, avvenuto il 20 marzo del 1994 a Mogadiscio, è diventato un altro dei “misteri d’Italia”. Lo schema di questi nostri “misteri” è noto: a un fatto di sangue seguono indagini sciatte e approssimative che, anziché raccogliere elementi utili alla scoperta della verità, li confondono e li disperdono. Alla fine, a chi non s’arrende, resta una sola possibilità: incrociare quel che si sa del fatto con quello che si riesce a scoprire del depistaggio per risalire al nucleo di interessi fondamentali che del depistaggio è stato la causa. Complicato? Sì, certo. Ma è stato proprio questo lo schema su cui ha lavorato, fino alla scorsa legislatura, un organismo parlamentare: la commissione stragi.
Altrettanto fanno, a proposito del delitto di Mogadiscio, tre giornalisti di Famiglia Cristiana - Barbara Carazzolo, Alberto Chiara e Luciano Scalettari – nel loro “Ilaria Alpi, un omicidio al crocevia dei traffici” (Baldini e Castoldi), da domani in libreria. Leggerlo suscita rabbia. La stessa che i tre autori esprimono in una delle ultime pagine del loro lavoro: «Peccato non avere gli stessi poteri della magistratura». Già, perché ad averli, quei poteri, si sarebbe potuto chieder conto – ad agenti dei nostri servizi segreti, faccendieri, ufficiali delle forze armate – di tanti comportamenti incredibili e sconcertanti. Perché mai – per fare solo un esempio – dal testo ufficiale di un’informativa del Sismi sull’omicidio fu depennata una notizia fondamentale per le indagini. E cioè che Ilaria Alpi, pochi giorni prima della morte, aveva subito minacce per l’attività svolta a Bosaso? Se infatti Mogadiscio è il luogo del delitto, Bosaso, porto del nord della Somalia, è il centro dei traffici che ne avrebbero costituito il movente.
Sull’omicidio Alpi-Hrovatin esistono due ipotesi fondamentali. Secondo una di esse, la giornalista e l’operatore ebbero la disgrazia di incappare in una banda di rapinatori sanguinari e maldestri, secondo l’altra Ilaria Alpi aveva scoperto qualcosa di molto grave e per questo fu assassinata. Carazzolo, Chiara e Scalettari - che dal 1998 si occupano del “caso Alpi” (il libro raccoglie e amplia i loro reportage apparsi su Famiglia Cristiana) – giungono a un passo dalla dimostrazione di quest’ultima ipotesi e , nel farlo, in un certo senso proseguono il lavoro avviato dalla giornalista del Tg3.
Perché se la dinamica dell’agguato difficilmente potrà essere chiarita (anche per la dissennata decisione di no effettuare immediatamente l’autopsia), è ormai accertato che Ilaria Alpi andò a Bosaso per indagare sul traffico di armi e rifiuti tossici e che alla vigilia del fatale ritorno a Mogadiscio era convinta di aver scoperto «qualcosa di grosso». Gli autori – smentendo ancora una volta il luogo comune secondo cui in Italia non esisterebbe un giornalismo investigativo (piuttosto, a volte, non esistono le ordinarie investigazioni) – danno una forma, dei nomi e dei cognomi a questo “qualcosa”: il business miliardario dei rifiuti tossici e radioattivi. In cambio di armi, i signori della guerra offrono pezzi di territorio alle industrie occidentali che in questo modo eliminano a bassissimo costo sostanze micidiali. La lista di casi di avvelenamento, tumori, malformazioni fetali segnalati in Somalia è spaventosa.
Traffici di questo genere non possono passare inosservati a chi svolge un lavoro di intelligence appena diligente: richiedono infatti un imponente impegno finanziario, organizzativo e anche militare. Ed è questo l’aspetto più inquietante della ricostruzione proposta dai tre reporter: il verminaio somalo era ben noto alle autorità italiane, sia negli aspetti politico-economici (lo scandalo della cooperazione, con un’inchiesta parlamentare finita nel nulla), sia negli aspetti imprenditoriali-criminali (il business dei rifiuti tossici). Ma quando si trattò di formulare una prima ipotesi sull’identità degli autori dell’omicidio, il nostro servizio segreto militare, il Sismi, propose la pista, allora molto improbabile, dei “fondamentalisti islamici”. Ed è qua che il caso Alpi entra nello schema classico dei “misteri” nazionali: è il depistaggio a rivelare il movente.
mandato da Ivan Ingrilli il Mercoledì Ottobre 22 2003
aggiornato il Sabato Settembre 24 2005URL of this article:
http://www.newmediaexplorer.org/ivaningrilli/2003/10/22/strage_di_stato_armi_in_cambio_di_rifiuti_tossici_lo_scoop_che_condann_ilaria_alpi.htm
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