Consensus by Rinaldo Lampis

Movimento per la libertà di pensiero e di cura

Movimento per la libertà di pensiero e di cura
Marzo 29, 2005

Prove del collegamento mente-corpo

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Nuove prove in psicologia e biologia del collegamento mente-corpo
(c) 2005 Time Magazine Inc. February 7 2005

Fin dall'inizio, la psicologia si è concentrata verso ciò che debilita la mente: ansia, depressione, neurosi e ossessioni. L'obiettivo dei suoi praticanti è sempre stato quello di condurre i pazienti da uno stato mentale negativo ad uno normale, neutro; oppure, come spiega lo psicologo Martin Seligman dell'Università della Pennsylvania: "Da meno cinque a zero".

Ora la psicologia ha iniziato a studiare ciò che rende la mente felice, notando che un'attitudine mentale positiva può avere un impatto benefico su molte malattie o addirittura scongiurarle.

"Ho scoperto che la mia professione funzionava solo a metà", spiega Seligman, ex presidente dell'Associazione Americana di Psicologia (APA). "Non è sufficiente eliminare condizioni debilitanti ed arrivare a zero. Abbiamo bisogno di chiederci "Quali sono le condizioni che permettono la fioritura mentale di un essere umano? Come andiamo da zero a più cinque?"

Ogni nuovo presidente, com'era Seligman nel 1988, doveva scegliere un tema di ricerca da esplorare durante l'anno di presidenza. Seligman pensò in grande. Voleva persuadere un sostanzioso numero di colleghi ad esplorare la regione a nord dello zero, per scoprire cosa fa sentire le persone soddisfatte della propria vita e significativamente felici.

La salute mentale, pensò, dovrebbe essere più che una mancanza di malattie mentali. La mente e lo spirito integro di una persona dovrebbero essere simili ad un corpo fisico vibrante e muscoloso.
Da quegli anni, un certo numero di ricercatori è quindi passato, dall'ombroso reame della malattia mentale, alla terra soleggiata della mente positiva e sicura di sè.
Gli studi del dottor Seligman si sono concentrati sull'ottimismo, una caratteristica associata ad una buona salute fisica, a minori depressioni e malattie mentali in genere, ad una vita più lunga ed ovviamente, ad una maggiore felicità nella vita.

Che Cosa ci rende felici?
Che cosa ha scoperto quindi la scienza riguardo alla felicità? Più di quanto ci si possa immaginare, inclusi aspetti sorprendenti su ciò che non ci soddisfa.
Prendi per esempio il denaro e tutte quelle deliziose cose che i soldi possono comprare. Numerose ricerche mostrano che, soddisfatti i bisogni basilari, ulteriori guadagni fanno poco per aumentare il nostro senso di soddisfazione nella vita.

Una buona educazione? Spiacenti, mamma e papà. Né l'educazione, né un alto quoziente d'intelligenza prepara la strada alla felicità.
Giovinezza? Neanche. In realtà, le persone anziane sono consistentemente più soddisfatte della loro vita di quanto lo siano i giovani. Per di più sono meno preda della depressione: uno studio recente del CDC (Center for Desease Control) di Atlanta ha rilevato che i giovani tra i 20 e i 24 anni sono tristi per una media di 3,4 giorni al mese, mentre gli anziani tra i 65 e i 74 anni lo sono solo in media 2,3 giorni.

Il matrimonio? La figura si complica: gli sposati sono più felici dei single, ma ciò potrebbe essere spiegato dal fatto che le persone erano già più felici.

Guardare la TV? Per niente. Persone che guardano la televisione più di tre ore al giorno - specialmente le soap opera - sono meno felici di quelle che passano meno tempo di fronte allo schermo.
Sul lato positivo, avere qualche forma di fede religiosa sembra sollevare genuinamente lo spirito.

Avere amicizie? Un sì deciso. Una ricerca su studenti con forti legami verso amici e parenti ha mostrato anche il minor livello di depressione ed i livelli più alti di felicità.
Ruut Veenhoven, professore di studi sulla felicità presso l'università Erasmus di Rotterdam, Olanda, è il webmaster di www2.eur.nl/fsw/research/happiness, il maggiore compendio internet delle ricerche sulla felicità condotte nel mondo.

Dopo aver lavorato per 25 anni in questo campo, Veenhoven è giunto alla conclusione che un modo di definire la felicità sia: "Quanto ti piaccia la vita che stai vivendo. La gente può vivere in paradiso ed essere infelice perché fa un gran caos della propria vita".

Comportamenti che aumentano la felicità
Ci sono numerose maniere per aumentare il livello di felicità personale. All'Università della California, la psicologa Sonja Lyubomirsky usa il "giornale della gratitudine", un diario in cui i soggetti elencano aspetti della propria esistenza verso i quali sono grati.
La studiosa ha scoperto che, facendo una lista simile una volta alla settimana, aumenta in modo significativo, in un periodo di sei settimane, il livello di soddisfazione generale; mentre un gruppo di controllo che non ha usato il diario non ha mostrato alcun cambiamento.

Gli esercizi di gratitudine possono più che migliorare il proprio umore. Robert Emmons, un altro psicologo della stessa Università ha scoperto che il metodo migliora la salute fisica, aumenta il livello d'energia e, nei pazienti affetti da malattie neuromuscolari, abbassa il dolore e la fatica.

Un altro metodo per aumentare il livello di felicità è praticare atti d'altruismo o di gentilezza. Visitare una casa per anziani, aiutare un bambino nei compiti di casa, tagliare l'erba ad un vicino, scrivere una lettera ad un parente. Fare cinque atti di gentilezza alla settimana, specialmente se fatti tutti lo stesso giorno, aumentò in modo considerevole il livello di felicità su soggetti monitorati dalla Lyubormirsky.

Il modo migliore per aumentare la propria gioia, ha dichiarato lo psicologo Seligman, è fare una "visita di gratitudine". Ciò significa scrivere una lettera di ringraziamento ad un insegnante, ad un parente o ad un sacerdote - verso il quale hai un debito di gratitudine - e quindi visitare quella persona e leggerle la tua lettera.
"L'aspetto straordinario - dice Seligman - è che le persone che fanno questo anche una sola volta sono significativamente più felici e meno depressi anche un mese dopo". Il valore di connettersi con altre persone sembra essere la scoperta più fondamentale della scienza della felicità.

La biologia della Gioia
Richard Davidson, professore di psicologia e psichiatria all'Università del Wisconsin, ha scoperto cinque anni fa che la meditazione profonda causa una marcata attività elettrica in certe parti del cervello. Il significato della scoperta, riportata in una ricerca pubblicata nell'autunno del 2004 nei Proceedings of the National Academy of Science, sta nel fatto che ora la felicità non può più essere descritta come una vaga sensazione, ma è uno stato fisico del cervello, una condizione che può essere indotta deliberatamente.

Questo non è tutto. Quando i ricercatori iniziano a comprendere le caratteristiche fisiche di un cervello felice, iniziano anche a comprendere che esso ha una potente influenza sul resto del corpo. Ad esempio, persone classificate nei test psicologici come appartenenti a livelli elevati di felicità, producono circa il 50% di anticorpi in più della media in risposta ad un vaccino antinfluenzale.

"L'aumento - dice Davidson - è sostanziale". Altri ricercatori hanno scoperto che la felicità o stati mentali simili, come speranza, ottimismo e contentezza, sembrano ridurre il rischio o limitare la gravità di malattie cardiovascolari e polmonari, il diabete, l'ipertensione, i raffreddori e le infezioni delle vie respiratorie. Secondo uno studio olandese su persone anziane durato nove anni, stati mentali positivi hanno diminuito del 50% il rischio di morte negli individui.

Ha senso che ci sia un collegamento tra l'attitudine mentale e lo stato di salute. I medici sanno da tempo che la depressione clinica - l'estremo opposto della felicità - può peggiorare le malattie di cuore, il diabete ed una lunga lista di altre malattie. Ma la neurochimica della depressione è conosciuta molto meglio di quella della felicità, perché la prima è stata studiata più intensamente e più a lungo della seconda.

Fino a circa un decennio fa, dice il dottor Keltner, psicologo all'Università della California, "il 90% degli studi sulle emozioni erano focalizzati sull'aspetto negativo. Così ora dobbiamo porci tutte quelle domande interessanti sugli stati positivi della mente".
Un numero crescente di ricercatori che esplora la fisiologia e la neurologia della felicità comincia a rispondere a quelle domande. Forse la più fondamentale è cosa sia la felicità in senso clinico.

La parola felicità, osserva Davidson "è un'area che include una costellazione di stati positivi emotivi. E' uno stato di benessere dove gli individui tipicamente non sono motivati a cambiare il loro stato. Sono motivati a preservarlo. E' associato ad un'attiva accettazione del mondo, ma le sue precise caratteristiche e confini devono ancora essere definiti dalla ricerca scientifica".
Ma le persone possono dire al ricercatore quando si sentono felici, e due tecnologie che producono la mappatura del cervello - fMRI, che monitora i flussi di sangue nel cervello e l'elettroencefalogramma, che misura l'attività elettrica dei circuiti neuronali - indicano con insistenza che la sede della felicità è nella corteccia prefrontale sinistra.

Felicità e salute
Come i genitori sanno istintivamente, certi bambini sembrano essere nati felici. Ma i neuroscienziati hanno anche imparato che il cervello è altamente malleabile. Sembra riformattarsi a seconda dell'esperienza vissuta, specialmente fino alla pubertà. Si potrebbe ingenuamente ipotizzare che le esperienze negative possano distruggere una personalità felice.

Effettivamente, se sono estreme e frequenti, ciò è possibile. Ma Davidson ha notato che una piccola o moderata quantità di esperienze negative è invece positiva (in studi sugli animali, ha paragonato gruppi che avevano subito stress di entità moderata in giovane età ad altri che ne erano stati immuni e ha osservato che i primi si riprendevano meglio dalle situazioni difficili, una volta adulti).
Secondo Davidson, il motivo è che con gli eventi dolorosi ci alleniamo a respingere le emozioni sgradevoli: è come un esercizio per rafforzare i "muscoli della felicità" o un vaccino contro la malinconia.

Capire la neurofisiologia dello stare bene è una cosa; un'altra è comprendere in che modo le emozioni positive influiscono sul resto del corpo. Come per gli studi sul cervello, la parola felicità è troppo vasta per un approccio rigoroso e così i ricercatori tendono a concentrare la loro attenzione su aspetti specifici.
Laura Kubzansky, psicologa di Harvard, ha scelto di studiare l'ottimismo.

In un vasto studio ha seguito 1.300 uomini per 10 anni e ha osservato che le percentuali di cardiopatie insorte in quelli che si autodefinivano ottimisti erano dimezzate rispetto a quelle di coloro che non si definivano felici. "L'effetto si è rivelato molto più evidente di quanto ci aspettassimo" sostiene la studiosa, radicale come la differenza tra fumatori e non fumatori.

"Abbiamo osservato anche la funzione polmonare, poiché una funzione polmonare scarsa è un buon indicatore di tutta una serie di esiti infausti, tra cui morte prematura, malattia cardiovascolare e malattia polmonare cronica ostruttiva". Anche lì gli ottimisti stavano decisamente meglio. "Io sono un'ottimista" afferma Kubzansky "ma non mi aspettavo simili risultati".

In una serie di esperimenti iniziati nel 1998, lo psicologo Robert Emmons dell'Università della California di Davis ha trovato altre prove del fatto che le persone felici si mantengono meglio in salute. Emmons ha suddiviso in modo del tutto casuale mille adulti in tre gruppi;
al primo è stato chiesto di tenere un diario quotidiano dei propri stati d'animo; i soggetti del secondo gruppo tenevano un diario nel quale annotavano le cose che li avevano irritati o infastiditi di più durante il giorno.

Il terzo gruppo scriveva un diario dove vi annotava ogni giorno le cose per cui le persone si sentivano grate. Nonostante la suddivisione casuale dei gruppi, l'ultimo non soltanto ha registrato un netto miglioramento rispetto agli altri gruppi in termini di benessere generico, ma faceva più esercizi fisici e si prendeva più cura della propria salute.

In generale, il gruppo della "gratitudine" si comportava in modo da garantirsi uno stato di salute migliore. "In breve, tenere il diario ha contribuito al benessere fisico ed emotivo di quelle persone. La gente che si sente piena di gratitudine tende a percepire il proprio corpo in un certo modo", dice Emmons. "Sente la vita come un dono; la salute come un dono. E così vuole fare qualcosa per conservarlo".

(c) 2005 Time Magazine Inc. February 7 2005

 


mandato da il Martedì Marzo 29 2005
aggiornato il Sabato Settembre 24 2005

URL of this article:
http://www.newmediaexplorer.org/rinaldo_lampis/2005/03/29/prove_del_collegamento_mentecorpo.htm

 

 

 


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